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Piacenza Liberata PDF Stampa E-mail

L'autore:
Ermanno Mariani abita a Piacenza; laureato in lettere, si ocupa di cronaca nera e giudiziaria per il quotidiano Libertà, è corrispondente Ansa, collaboratore delle emittenti Radio Inn, Radio Sound, Telelibertà. Collabora al mensile Noir.
Ha pubblicato: Il Ballonaio, Lungo la via Emilia, Il Buso conte di Vigoleno e di Carpaneto, La battaglia del Ponte di Lodi, Cronisti di provincia, Il grande rastrellamento, Prigionieri senza nome, L'ombra del ras, L'eccidio di Strà-la banda Maroder Pasini. Ulteriori notizie sulle opere dell'autore sul sito internet www.ermannomariani.it
Piacenza liberata
è la cronaca dettagliata, come mai era stata scritta prima, delle ultime settimane della seconda guerra mondiale nella Provincia di Piacenza. Una storia che nessun documentario visivo potrà ricostruire in modo così completo come la parola scritta. La marcia di avvicinamento alla città da parte delle formazioni partigiane, la feroce guerra di spie, la ritirata dei presidi fascisti fra sanguinosi combattimenti, rappresaglie, fucilazioni, impietosi bombardamenti aerei che hanno per sempre cambiato il volto della città, la tragica ritirata tedesca. E poi l'ingresso dei partigiani in una città sconvolta da un conflitto durissimo, ingresso preceduto da giorni di combattimenti sanguinosi nell'hinterland e poi nel centro urbano della città, i caduti partigiani, della Repubblica Sociale e tedeschi sono tutti meticolosamente riportati. La caccia ai fascisti, i regolamenti di conti, le vendette, i processi ai criminali di guerra e altre fucilazioni. La fine della guerra trova una città disfatta, ferita a morte.
Festa al teatro municipale
Caro Montanari...
voglia Iddio che gli italiani, degni di tale nome, comincino a ragionare e persino a rispettarsi tra loro ed a volersi un po' bene, prima che sia troppo tardi...
E.Pasquali - Piacenza, 31 marzo 1945


Buio pesto a Piacenza in quella sera di inizio gennaio 1945 e freddo pungente. Il maggiore Otto Bleker, platzcommandatur, uscì dal comando di piazza tedesco di via Santa Franca. Era un uomo dalla corporatura massiccia, di mezza età, con il volto ampio e i capelli ingrigiti; alla sue spalle penzolavano due enormi bandiere rosse con le svastiche nere in cerchio bianco, simboli del nazismo, all'ingresso del comando di via Santa Franca. Sacchetti di sabbia posti uno sopra l'altro e, all'estremità filo spinato in modo da creare veri e propri muri; un paio di autoblinda sostavano nella via. Soldati tedeschi in elmetto e pastrano, mezzaluna argentata della feldgendarmeria e machine-pistole inspallata, scrutavano tratti di strada, pronti a buttar fuor di sicura i mitra. Si temevano attentati. Con un cenno rivolto all'autista il maggiore rifiutò l'auto di servizio e con altri ufficiali tedeschi si avviò a piedi in direzione del teatro municipale. Bleker era l'ufficiale che il 30 luglio 1994 aveva ordinato a truppe italiane e tedesche l'attacco alla Rocca d'Olgisio. Fallito l'attacco alla postazione partigiana, le truppe nazifasciste si erano macchiate della strage della frazione di Strà. Vittime 9 civili: anziani, donne, ragazze non ancora maggiorenni, un invalido, un handicappato, un bambino di 2 anni. Oscuramento. Niente lampioni, niente luminarie delle feste di Natale, niente insegne di negozi, niente auto con fanali accesi. Buio completo e silenzio. Niente luci che potessero attirare aerei alleati, coprifuoco: tutto rendeva le strade di Piacenza desolate; ai margini delle vie cumuli di detriti, case diroccate. Silenzio. Paura. Miseria nera. Fame. Per strada solo il rumore degli stivali del maggiore Bleker e del suo seguito. Qualche cane magro come un fantasma si aggirava fra le macerie in cerca di cibo. Molti cittadini erano fuggiti verso le campagne, nella provincia, per sfuggire ai massicci e frequenti bombardamenti degli aerei alleati sulla città. Ma si erano trovati nel mezzo di un rastrellamento spaventoso che nulla aveva risparmiato, erano caduti dalla padella alla brace; la città era sempre più spopolata, in agonia.